giovedì 23 gennaio 2014

Visita a Ca' Segurini, via degli Orsini 4, Savarna (RA)

Sono arrivata a Ca' Segurini, via degl Orsini 4, Savarna (RA)  in una piovosa domenica di gennaio, debbo ringraziare un amico che ha insistito per effettuare la visita, sinceramente ci avevo già rinunciato perché la collezione di 80 presepi che è ospitata in loco fino al 31 gennaio 2014 non mi interessava più molto, considerato che il Natale è ormai passato......mi sbagliavo: è stato un pomeriggio di grande interesse dal punto di vista culturale e di calda accoglienza da parte di due persone squisite, Romano Segurini e la moglie Maria Rosa che ci hanno aperto le porte, a noi ed altri ospiti, della loro casa trasformata in museo della civiltà contadina.
La dimora ottocentesca rappresenta il classico esempio di casa rurale della Bassa Romagna, Romano Segurini  l'ha acquistata dopo il pensionamento e ne ha fatto il centro espositivo della propria collezione composta di più di duemila pezzi, nonché il centro attorno al quale ruotano iniziative teatrali, laboratori, eventi culturali in genere. Una grande passione pluriennale anima questo vero e proprio museo etnografico, facente parte della rete museale della Provincia di Ravenna. Un tempo fu possedimento dei Conti Rasponi, poi dei Conti Guidi, infine dei Brocchi, oggi proprietà della famiglia Segurini.
La bellezza del luogo non consta solo nel poter ammirare, e visionare, e toccare, gli oggetti della cultura materiale contadina, ma anche e soprattutto nel sentirsi raccontare le storie, gli aneddoti, che a ciascuno di essi sono legati. E Romano e Maria Rosa lo fanno con energia e entusiasmo, tipici di coloro che non lo fanno per mestiere, ma per grande passione personale.
Accanto alla dimora sono stati realizzati negli ultimi anni due capanni: é capan - il ricovero degli attrezzi, e la capàna - la cantina.
Un viaggio nel viaggio, una sensazione piacevolissima ti assale quando entri in questi spazi, il piacere della memoria, un sapere autentico, tramandato di generazione in generazione.
Sono stati realizzati grazie a Alvaro Agostini, di San Marco, uno dei pochi maestri d'ascia ancora in grado di costruire questo tipo di abitazioni rurali tipiche delle zone umide di Ravenna.
Interessante osservare la trasformazione della antica porcilaia in uno spazio adibito a dépendence per gli ospiti, completa di cucina, camera da letto e bagno.
Ma facciamo ritorno nel museo: la collezione di caveje è davvero impressionante, forse più cospicua di quella che ho avuto modo di osservare presso il MET di Santaracngelo di Romagna (RN): recentemente Sergio Lancieri ha concesso la propria collezione in esposizione presso il museo, un bell'esempio di sinergia al servizio della collettività.
Ora i pezzi esposti ammontano a 300, compresi tra la fine del 1700 e i primi del Novecento, di tutti i tipi, nobili e poveri insieme. Emblema della Romagna contadina, le caveje si utilizzavano in origine nel carro trainato da buoi tra il giogo e il carro, con il tempo vennero adibite anche ad altri usi. Attualmente molte aziende in Romagna inseriscono l'immagine della caveja nel proprio logo, e molti artisti si misurano con la riproduzione dello strumento in ferro battuto e/o acciaio.
Tra i duemila pezzi esposti utensili per la cucina, per la produzione del pane, per la macinazione del maiale, per la lavorazione della canapa, per la filatura e la tessitura, per la produzione del vino e la pigiatura dell'uva, per la raccolta delle barbabietole, per la fienagione.
Non mancano gli attrezzi utilizzati dagli artigiani: il bottaio, il falegname, il calzolaio, il muratore, il fabbro. Ma sicuramente gli attrezzi più numerosi sono quelli del contadino: zappe, badili, vanghe, forcaioli, rastrelli, pale, utensili per mietere il grano.
Romano Segurini da decenni esce giorno dopo giorno per recarsi nei mercati di antiquariato della Romagna, e così non potevano mancare a questa splendida rassegna storica della civiltà contadina i mezzi di trasporto utilizzati per il trasporto delle merci e delle persone. Calessi decorati e non, traini, finimenti, collari, cinghie, briglie, redini, il tutto collocato in un capannone di recente costruzione, che si sarebbe desiderato in legno, ma che ha ottenuto l'edificabilità solo in metallo.
Al termine della visita abbiamo degustato, con nostro sommo piacere un liquore confezionato dalla padrona di casa - splendida azdora romagnola - al gusto di erba luigia, un sapore autentico e una accoglienza da principi. E' stato inoltre possibile acquistare il volume "Caveja Cantarena", curato da Wanda Bandini per il Museo Etnografico Sgurì, che vi consiglio caldamente.
Per info su questo suggestivo tassello della nostra esplorazione della Romagna  visitate  www.museoetnosguri.it

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